La Luce del Giorno che Viene è un romanzo di fantascienza scritto da
Andrea Furlan.
Abbiamo fatto qualche domanda ad Andrea tramite email e lo ringraziamo infinitamente di aver risposto.
Vi ricordo, come sempre, che in fondo al post troverete il link per acquistare il libro e anche il link per vedere il sito di Andrea Furlan.
La trama di
La Luce del Giorno che Viene:
Anno 2001. Dalla stella Epsilon Eridani, cinque corpi misteriosi si stanno avvicinando alla Terra. I maggiori governi del pianeta, nonché stuoli di scienziati e ingegneri si affannano a pieno ritmo affinché l’umanità giunga pronta all'incontro, e a tale scopo viene presto allestita una flotta internazionale di astronavi. Ancora nessuno sa che il destino dell’Uomo non dipenderà da questi colossali schieramenti, ma dalle scelte che sarà chiamato a fare ognuno di noi.
È il momento decisivo per Pan e Ibsen, donne pilota della flotta spaziale; per Mara e la sua famiglia, rimasti sulla Terra.
Perché questi corpi dallo spazio ci conoscono più di quanto immaginiamo.
Perché gli esseri umani sono più pazzi, folli, eroici, crudeli di quanto siamo disposti a credere.
Perché nulla è pericoloso quanto il guardare dentro di sé.
ZeroZero: Ciao Andrea e benvenuto. La prima domanda la rivolgo a tutti gli autori: che cos'è per te la fantascienza?
Andrea: Per me, la fantascienza è una finestra aperta sui nostri sogni, le nostre aspirazioni e i nostri ideali, ma anche sulle nostre paure, le nostre fragilità e le nostre bassezze; è un potente mezzo per ricordarci che, per quanti secoli possano passare o per quanto lontano nell'universo possiamo andare, rimaniamo pur sempre uguali a noi stessi, nel bene e nel male.
Da lettore, ancor prima che da scrittore, penso che il principale punto di forza e la bellezza della fantascienza risiedano proprio in questa dualità, per cui da un lato viene esaltato l'avanzamento della scienza e della tecnica, mentre dall'altro ci si domanda se tutto questo non sia soltanto un tentativo di nascondere ed esorcizzare quei timori e quelle paure che ci trasciniamo appresso dell'alba della civiltà. Ecco, direi che la fantascienza ha il potere di farci vedere allo stesso tempo quanto potenti possiamo diventare, e quanto piccoli comunque rimaniamo.
ZeroZero: La Luce del Giorno che Viene è il tuo primo libro di fantascienza? Di cosa parla?
Andrea: Sì, La luce del giorno che viene è la prima opera in cui mi cimento nella fantascienza da autore, nonostante il mio lungo amore per il genere; e se ripenso al mio romanzo d'esordio, Cani di Città, che è sostanzialmente una storia di formazione, devo ammettere che tra i due romanzi ho fatto una "virata" davvero notevole!
Comunque, riguardo al sottogenere della fantascienza, La luce del giorno che viene mescola elementi avventurosi tipici della classica space opera, ossia scene nello spazio aperto, con altri maggiormente affini alla fantascienza sociologica e psicologica, in cui scavo nel profondo dell'animo dei personaggi. La storia, ambientata ai nostri giorni, si dipana da un evento centrale: cinque entità aliene vengono scoperte per caso al telescopio mentre si stanno avvicinando alla Terra; in base ai calcoli, tra cinque anni saranno fra noi. I grandi Governi del pianeta si alleano quindi in un'organizzazione globale comprensiva di una flotta di astronavi, le Earth Defense Forces, per essere pronta sia nell'eventualità di un incontro pacifico, sia nel caso si debba fare uso della forza.
I piloti che guideranno le astronavi vengono selezionati tra i migliori giovani di tutto il mondo; tra loro, vengono scelte la francese Irène "Pan" Le Monde e la norvegese Paula Ibsen, le protagoniste della nostra storia. Tra varie missioni portate a termine con successo, e incidenti apparentemente casuali, le due impareranno però che gli alieni non sono gli unici a nascondere un segreto: molti tra coloro che dovrebbero occuparsi della protezione dell'umanità hanno un secondo piano in tasca; e mentre il mistero inizia lentamente a dipanarsi, il tempo corre sempre, inesorabile.
E infine, gli eventi che intanto accadono sulla Terra, narrati attraverso gli occhi di una bambina, potrebbero presto significare che in fondo non c'è più nulla, lassù nello spazio, per cui abbia senso continuare a lottare.
ZeroZero: Qual è la parte che ti è piaciuto di più scrivere, o il personaggio? E perché?
Andrea: Difficile a dirsi! Ci sono diverse parti che mi è piaciuto molto scrivere, ma direi che il primo posto va ad alcune scene del penultimo capitolo, quando si scopre la vera natura dei visitatori alieni e sono svelate le motivazioni dietro le loro azioni: un momento che, sono sicuro, lascerà sorpreso ogni lettore, anche perché ne rimasi spiazzato pure io, la prima volta che mi venne in mente l’idea! Inoltre ho fatto sì che la descrizione della struttura e della fisiologia degli alieni riflettesse, per quanto possibile, il loro scopo finale; e quindi mi piace che il lettore, arrivato a quel punto, possa infine rendersi conto di come tanti particolari non fossero lì solo per bellezza, ma fossero tasselli fondamentali per il raggiungimento dell’obiettivo ultimo.
Rispondo anche alla parte sul personaggio, perché qui non ho dubbi: Paula Ibsen vince a mani basse. È vero che non è la protagonista in senso stretto, poiché questo ruolo spetta a Pan; tuttavia Ibsen, che come alcuni lettori intuiranno è in parte ispirata al personaggio storico e all’opera di Henrik Ibsen, drammaturgo norvegese (1828-1906), ha la peculiarità di stare sempre “al di sopra” degli eventi narrati: è uno dei pochi personaggi che riesce a mantenere un occhio obiettivo e riflessivo sui vari accadimenti, anche se alla fine questa sua capacità le si ritorcerà contro, causandole molta più sofferenza di quanta probabilmente avrebbe avuto se si fosse “sporcata le mani”. È quindi un personaggio forte e debole allo stesso tempo, e credo che in ciò risieda gran parte della sua bellezza.
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